giovedì 18 gennaio 2018

#02 - POISON di Daniela Ruggero

POISON
di Daniela Ruggero


TRAMA
Sara è una ragazza semplice, dal viso pulito e dal sorriso gentile. La sua vita è stata segnata da un'infanzia dolorosa. Andrea è il rampollo di una famiglia ricca e potente, tradito dal suo più grande amore chiude le porte della sua anima trasformandosi in un cinico maniaco del controllo.
Il destino li unisce in un incontro casuale e sfuggente. I loro sguardi si incrociano e da quel momento nulla sarà più come prima. Nell'intensità di una storia dettata dal possesso e dalla passione portata al limite, Sarah e Andrea condivideranno le vite, mescolando il dolore dal loro passato alla speranza per il futuro. Ma può un cuore traboccante di rabbia tornare ad amare?


LA MIA RECENSIONE

Sara è cresciuta in una famiglia violenta. Il padre la picchia e la madre non fa mai niente per difendere né lei né se stessa. Il suo rifugio è la casa dell’amica Rebecca e di suo fratello Fabio. È qui che incontra per puro caso Andrea, un affascinante ragazzo che, dopo un evento che dire negativo è poco, deluso da più persone contemporaneamente ha deciso di non fidarsi più di nessuno e, colpa anche dell’alcool e della droga, tratta tutti come se non contassero nulla.

Scritto dai pov di entrambi i ragazzi, conosciamo i punti di vista della pura e innocente ragazza che si innamora perdutamente alla prima occhiata e quello del ragazzo che invece ha provato qualsiasi esperienza, attratto proprio dallo sguardo candido di Sara.La loro relazione non sembra portare a nulla di buono. A volte sembra che Sara si sia messa con un ragazzo che è l’ombra del suo stesso padre: violento e dedito ai vizi.Ma qualcosa di buono ci dovrà pur essere. Questo è il pensiero fisso che mi ha accompagnato durante la lettura. A una pagina avrei voluto ucciderlo e urlare a Sara di scappare da lui, e la pagina dopo le avrei consigliato di lasciarsi coccolare e proteggere.

L’autrice ha una scrittura potente, che cattura e ti entra dentro. È riuscita a farmi identificare in una ragazza che non potrebbe essere più lontana da me e a crearmi una tale confusione in testa che davvero non sapevo come sarebbe andata a finire.
Unico neo è che, da come ne parla, Sara sembra attratta solo fisicamente da Andrea. Dice continuamente che lo ama, ma quando dice a cosa non può rinunciare elenca solo caratteristiche fisiche e questo mi fa storcere un po’ il naso. Però penso che la protagonista lo ami sul serio, forse non è in grado di capirne il motivo, ma i suoi sentimenti sono profondi.
Veniamo al finale: lo adoro, soprattutto per la frase di Sara.
Ho “chiuso il libro” soddisfatta, lo stra-consiglio.






mercoledì 17 gennaio 2018

#01 - LONELY SOULS di Andrea Romanato

LONELY SOULS
di Andrea Romanato

TRAMA

Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un'aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest'ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.
Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un'altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell'incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.




LA MIA RECENSIONE

Dopo un incipit fantastico, che sembra l’apertura di un colossal fantasy, conosciamo la storia di Evaline/Erik.
Dopo poche pagine ci si imbatte nel primo colpo di scena che lascia di stucco, una cosa davvero originale. Evaline è una cameriera che nasconde un segreto: tempo prima un ragazzo ha perso la vita nel tentativo di difendere una ragazza durante un’aggressione e una strega, prima che morisse, ha trasferito la sua coscienza nel corpo di Evaline (in coma in una stanza d’ospedale).
Per caso (o forse no) si imbatte in Valentine e se ne innamora. Lei è una strega che sta cercando di formare una congrega. Ne affrontano tante insieme, e riescono a reclutare altre streghe con un passato difficile, fino alla scoperta di una terribile verità.
Più che un semplice romanzo sembra un telefilm a puntate: in ogni capitolo c’è un’avventura colma di azione. Queste scene sono descritte molto bene: crude al punto giusto, trasmettono l’idea della violenza senza esagerare e cadere nel trash. A mio parere manca un po’ di sentimento, forse colpa dei dialoghi piuttosto freddi, ma la trama è molto originale e interessante.
Le informazioni vengono date con il contagocce e questo non fa che stuzzicare e incuriosire il lettore.
Un particolare che mi ha fatto sorridere -secondo me una mossa azzeccata-, è Evaline che sbaglia di proposito il nome di Chang Fung. Mi ha fatto sorridere ogni volta.
La scelta di scegliere come protagonista la mente di un uomo nel corpo di una donna è esplosiva. Se da una parte intriga, sarebbe potuta essere un’arma mortale per l’autore. Invece Andrea ha saputo destreggiarsi alla perfezione, raccontando al maschile i pensieri di Erik senza mai confondersi quando gli altri la vedono come una ragazza.
Ogni personaggio ha un carattere e un passato particolare, descritto molto bene. Scarseggiano le descrizioni delle ambientazioni, anche se la cosa non mi ha dato nessun fastidio.
Devo invece fare un appunto sulla prima di scena di sesso. Da come viene descritta sembra che Erik non abbia mai esplorato il suo “nuovo corpo”, cosa poco credibile perché ho l’impressione che, se mai potesse accadere una cosa del genere, sarebbe la prima cosa che farebbe una persona qualsiasi, uomo o donna che fosse.
Nel complesso, mi è piaciuta molto la storia e lo stile dell’autore. Anche se consiglio vivamente una revisione per evitare i numerosi refusi, non ho trovato errori grammaticali e la scrittura risulta fluida e scorrevole.



Recensione scritta per la rubrica #ioleggoself




martedì 16 gennaio 2018

#43 - QUANDO TREMA IL CUORE di Ilaria Grasso


QUANDO TREMA IL CUORE
di Ilaria Grasso





TRAMA



Cinque donne appartenenti a cinque generazioni differenti, cinque modi di vivere la vita, vite accomunate dalla solitudine e il dolore che si estrinseca, per ognuna, in maniera differente: sullo sfondo sta la terra che trema, madre e matrigna, e che rimette tutto in discussione, mentre la musica, linguaggio universale, le unisce e le conforta, quando ogni cosa scorre e lascia dentro il segno. La prima è Teresa, che ha appena passato i quarant'anni, abita ancora con i genitori, ha un lavoro precario e mille insicurezze, probabilmente incapace di amare, rifugge ogni situazione che possa metterla in pericolo, sentimentalmente, e preferisce il conforto dei suoi anziani presso l'ambulatorio medico di cui è segretaria. Antonia, trentenne, scampata al terremoto de L'Aquila, città dove studiava quand'era universitaria, è commessa in un grosso centro commerciale e nel pieno della sua solitudine in una città tutta nuova per lei trova conforto solo nel proprio lavoro e nei propri ricordi. Elisa, ventunenne, sogna di diventare scrittrice, ora che ha sconfitto l'anoressia ed i suoi fantasmi interiori, ricomincia a vivere grazie all'aiuto di un suo amico editore che l'aiuta a realizzare la sua più grande aspirazione. Giulia, alle soglie dei sessant'anni, si affaccia agli anni 80 con nuove consapevolezze, dopo mezzo secolo di incertezze e indecisioni, e di sottomissione, confortata solo dal ricordo di un amore clandestino che l'ha riscattata. Elena, cinquantenne, medico, ha rinunciato a tutto per il suo lavoro, compreso il sogno sempre intimamente coltivato di essere madre, trova nel lavoro il suo motivo per vivere.




LA MIA RECENSIONE


Il tema è interessante: storie di 5 donne molto diverse tra loro con in comune un unico particolare. Direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con il terremoto del 2009.

Tutte e 5 le donne sono ben caratterizzate, ma non riesco proprio a farmi coinvolgere dai testi scritti in questo modo. Come dei ricordi, ma raccontati in terza persona, senza dialoghi, solo un esercizio di stile.






#42 - IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello

IL FU MATTIA PASCAL
di Luigi Pirandello




TRAMA



"Una delle poche, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal". Ma anche la certezza del proprio nome dovrà svanire ben presto nella vita del bibliotecario Mattia Pascal. A lui il caso ha dato una clamorosa possibilità: rinascere, azzerare il proprio passato e ricominciare una nuova vita. Moglie, suocera e amici lo riconoscono nel cadavere di un suicida e lo credono morto. Ricco, grazie a una vincita al gioco, può rifarsi una nuova vita e inventarsi così il ruolo di Adriano Meis. Ma la libertà appena acquisita è in realtà una ferrea prigione: non è nessuno, non esiste, non ha una realtà sociale, è un "forestiere della vita". Nemmeno l’amore che prova per la dolce Adriana può aiutarlo (come può sposarsi?). L’unica soluzione è morire di nuovo: uccidere Adriano e far rinascere Mattia. La sua nuova identità ora è quella del fu Mattia Pascal: un morto-vivo che non può riprendere la vita di prima (la moglie si è risposata) e a cui non resta quindi che ritornare bibliotecario in un paese dove nessuno legge e andare di tanto in tanto a far visita alla propria tomba. Il romanzo, pubblicato nel 1904, scandaglia, anche umoristicamente, la realtà piccolo-borghese ed evidenzia l’impossibilità per l’uomo di essere totalmente artefice del proprio destino.




LA MIA RECENSIONE





“La storia doveva essere fatta per raccontare e non per provare”



Mattia Pascal non è uno sposo felice e la perdita delle sue due figliolette lo fa precipitare. Non sopporta più ne la moglie ne, soprattutto, la suocera. Si allontana di casa per recarsi in un casinò e dopo una cospicua vincita, legge sul giornale del ritrovamento di un cadavere nel suo paese. La notizia che lo turba di più è il fatto che moglie e suocera hanno riconosciuto nel cadavere le sue sembianze. Non capisce il motivo, non possono essersi confuse, ma decide che non gliene importa. Approfitta della situazione per crearsi una nuova identità, liberandosi così della vecchia famiglia. Risiede in un appartamento in affitto dove affronterà numerose avventure: si innamorerà, sventerà una truffa nei suoi confronti fino a che la situazione non diventa insostenibile e decide di rifare tutto: mette in scena il proprio suicidio e si riprende la sua identità. Le cose non andranno come spera.



“Crediamo che la luna non stia per altro nel cielo, che per farci lume di notte, come il sole di giorno, e le stelle per offrirci un magnifico spettacolo. E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali per rispettarci e ammirarci a vicenda, e siamo capaci di azzuffarci per un pezzettino di terra o di dolerci di certe cose, che, ove fossimo veramente compenetrati di quello che siamo, dovrebbero parerci miserie incalcolabili.”


Devo ammettere che mi aspettavo qualcosa in più. Che succedesse qualcosa di più interessante nei panni di Adriano Meis. Rimane comunque una scrittura piacevole da leggere e ricca di pensieri che colpiscono.

  

“Lessi così di tutto un po’, disordinatamente; ma di libri, in ispecie, di filosofia. Pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole”

“Nessun maggior dolore – che ricordarsi del tempo felice – nella miseria”



“Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch’esso evoca e aggruppa, per così dire, attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso conquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi”



“Bastava guardarlo, bastava considerare un poco quella sua minuscola ridicola personcina, per accorgersi ch’egli mentiva, senza bisogno d’altre prove. Allo stupore seguì in me un profondo avvilimento di vergogna per lui, che non si rendeva conto del miserabile effetto che dovevano naturalmente produrre quelle sue panzane, e anche per me che vedevo mentire con tanta disinvoltura e tanto gusto lui, lui che non ne avrebbe avuto alcun bisogno; mentre io, che non potevo farne a meno, io ci stentavo e ci soffrivo fino a sentirmi, ogni volta, torcer l’anima dentro.”



“A poco a poco, superati gli scogli delle prime domande imbarazzanti, scansandone alcuni coi remi della menzogna, che mi servivan da leva e da puntello, aggrappandomi, quasi con tutte e due le mani, a quelli che mi stringevano più da presso, per girarli pian piano, prudentemente, la barchetta della mia finzione poté alla fine filare al largo e issar la vela della fantasia.”



“Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali”



“L’uomo, quando soffre, si fa una particolare idea del bene e del male, e cioè del bene che gli altri dovrebbero fargli e a cui egli pretende, come se delle proprie sofferenze gli derivasse un diritto al compenso; e del male che egli può fare a gli altri, come se parimenti dalle proprie sofferenze vi fosse abilitato.”



“Quanti espedienti macchinati durante la notte non appaiono poi vani e non crollano e non sfumano alla luce del giorno



Bellissimo il passo in cui si immagina il suo “nuovo” passato. Comincia a pensare a un probabile padre e a come e perché sia andato all’estero. Nel farlo si fa prendere totalmente dalla fantasia considerandola vera, tanto che quasi se la prende per le scelte di questo ipotetico padre. È come quando lo scrittore, prima di far muovere i propri personaggi, in modo che si creino un loro futuro.





#41 - LA CUSTODE DEGLI ABISSI di Alessia Coppola

LA CUSTODE DEGLI ABISSI
di Alessia Coppola

TRAMA

Koral è l'ultima discendente del Regno di Atlantide. È una sirena, figlia di Nereo.
Ha ricevuto il compito di proteggere la Pietra di Pnèvma, anelata dai mortali per i suoi eccezionali poteri.
L’oggetto magico viene trafugato e Koral è costretta a punire il trasgressore, confinandolo negli abissi.
Il colpevole è Xilos, un Khyndi, ultimo discendente della stirpe dei mutaforma.
Il giovane stregone combatte contro il tempo e le tempeste aizzate dalla sirena, per ottenere da Pnévma il potere di cui ha bisogno.
E quando tutto sembra perduto, Xilos scopre il segreto che lega indissolubilmente la gemma, a Koral.
Un segreto risposto in un cuore.

LA MIA RECENSIONE
Koral è una sirena, principessa di Atlantide, il cui cuore è rinchiuso in una pietra che lei stessa deve custodire. Xilos è lo stregone che, per scampare a una maledizione, riuscirà a rubare la pietra. Inevitabilmente la sirena lo inseguirà per riappropriarsene.
La storia è senza dubbio originale, ma la presenza di numerosi refusi, uniti alla sensazione di una storia scritta di fretta, fanno pensare che il racconto sia stato pubblicato senza una approfondita revisione.
Infatti, poi, si legge che questo è solo il primo racconto scritto dall’autrice, ritrovato dopo tanto tempo e pubblicato così com’era; e allora comincio a pensare che sia una cosa dolcissima e apprezzo la fantasia della ragazzina che aveva scritto il racconto e il coraggio di mettersi a nudo dell’autrice.