mercoledì 16 maggio 2018

#11 - LE NOTTI DI SALEM di Stephen King

LE NOTTI DI SALEM
di Stephen King


TRAMA
Una casa abbandonata, un paesino sperduto, vampiri assetati di sangue. Quando il giovane Stephen King decise di trapiantare Bram Stoker nel New England sapeva che la sua idea, nonostante le apparenze, era buona, ma forse neanche la sua fervida immaginazione avrebbe saputo dire quanto. Era il 1975 e, da allora, il racconto dell'avvento del Male a Jerusalem's Lot, meglio conosciuta come Salem's Lot, non ha mai cessato di terrorizzare milioni di lettori, consacrando il suo autore come maestro dell'horror


LA MIA RECENSIONE

Ben Mears è uno scrittore cresciuto a Salem’s Lot, luogo dove ha vissuto un’esperienza spaventosa.
Decide di tornarci per scrivere un romanzo e, per farlo, vorrebbe trasferirsi nella casa che ha dato origine ai suoi incubi.

“Un romanzo è la confessione di tutti i delitti del mondo fatta da un uomo che non ne ha mai commesso nemmeno uno”

Stranamente, però, è già stata presa da qualcuno. E, coincidenza vuole, che proprio da quel momento comincino ad avvenire fatti strani.

Dopo aver conosciuto Susan e fatto amicizia con un insegnante, con l’aiuto del dottore del paese, di un prete e di un ragazzino, si ritrova a condurre delle indagini sui nuovi inquilini della Casa.
Gli omicidi sono sempre più numerosi e la sparizione dei cadaveri porta ad un’unica soluzione: il paese è stato invaso dai vampiri.

“Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso cambiare, e la fortuna di non prendermi troppe fregature”

Nonostante fosse uno dei miei romanzi favoriti in passato, questa rilettura mi ha deluso tantissimo.
Mi ricordavo la storia e gli avvenimenti principali, ma il problema è proprio che tutto si riconduce unicamente a questo. Tante pagine in cui vengono presentati gli infiniti personaggi che popolano la cittadina, ma poca sostanza. E’ stata un’altalena di sentimenti, con tratti di noia pura intervallati da azioni emozionanti.
Ammetto che l’ironia, tipica di King, mi ha spiazzato in più di un’occasione.

“Aveva analizzato il problema e aveva concluso che la maggior parte dei bulli sono grossi, brutti e fessi”

“«Vuoi prendere anche la pistola?» chiese laconicamente Ben. «Meglio di no. Se provo a infilarmela nella cintura rischio di spararmi via i coglioni»”

“Sappiamo che l’aspirina ha una composizione chimica molto simile a quella dell’LSD, ma perché l’una ti fa passare il mal di testa e l’altro te la riempie di fiorellini?”

E questo, insieme a delle riflessioni interessanti e alla scrittura fluida, rende comunque apprezzabile il romanzo.

“Non ci sono atei in fin di vita”

“Alle tre del mattino, senza belletti è il volto della vecchia puttana, il mondo, e si vede che ha un occhio di vetro e le è cascato il naso. Ogni gaiezza diventa falsa e vuota, come nel castello di Poe assediato dalla Morte Rossa.”

Ho trovato anche qualche piccolo riferimento (o forse è solo frutto della mia immaginazione) a quello che diventerà uno dei suoi libri migliori.

“Mi hai chiesto su cos’è il mio libro. In sostanza, è sul ritorno ciclico del Male”

“ora rieccolo, al di sopra di Mark, con la sua faccia bianca da clown, gli occhi infuocati e le labbra rosse e sensuali”




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