QUEL RAGAZZO ALL'ULTIMO BANCO
di Luigi Cerciello
TRAMA
La vita di Christian non era mai stata semplice. La sua complicata situazione familiare aveva fatto sì che nella sua psiche si sviluppasse il desiderio irrefrenabile di restare sempre solo. Quella voglia estrema di solitudine lo aveva indotto a lasciare in anticipo la casa in cui era cresciuto. Christian decide così di andare a vivere da solo. Il ragazzo inizia anche a lavorare per poter pagare l'affitto della sua nuova abitazione e per comprarsi da mangiare. A complicare ancora di più la situazione c'è il fatto che Christian sta affrontando il suo ultimo anno al liceo, l'anno della maturità, e non è semplice far coincidere lavoro, scuola, studio e faccende domestiche.
Christian percepisce che quella solitudine lo sta lentamente ammazzando. Il ragazzo conosce Noemi e Matteo, due personaggi chiave, che daranno una svolta alla sua vita, nel bene e nel male.
Christian intanto crea un legame molto solido anche con Anna, una sua compagna di classe. I due ragazzi si erano completamente ignorati nei quattro anni di liceo precedenti, fino al momento in cui si trovano costretti a diventare compagni di banco. Da quel momento la vita di Christian cambierà per sempre.
LA MIA RECENSIONE
Il racconto inizia con un Christian scorbutico, in linea con il
titolo; peccato che basti un capitolo a farlo cambiare in modo repentino, e ci
ritroviamo di fronte una persona completamente diversa, senza un motivo valido.
Non ho capito bene il senso di questo libro. Mi aspettavo le difficoltà
e i pensieri di un ragazzo difficile, i confronti con gli altri. Invece ci
viene presentato lo scontroso Christian che, all’ultimo anno delle superiori,
vive da solo e si mantiene lavorando. Viene assunta una nuova cameriera nel bar
dove lavora e improvvisamente si trasforma nel ragazzo più normale del mondo,
anche a scuola.
Non c’è un’evoluzione del personaggio, ma solo un cambio repentino
e da lì l’inizio delle sue storie amorose e di amicizia a scuola.
Ho trovato i dialoghi troppo costruiti e mai spontanei; i segni
maggiore/minore usati due volte per aprire e chiudere un dialogo non si possono
proprio vedere.
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