TRALCI DELLA STESSA VITE
di Gloria Pigino Verdi
TRAMA
Così
come scorre veloce la linfa in un tralcio di vite nella stagione più calda,
così scorrono ed evolvono forti, vorticosi ed intrecciati i sentimenti in
questo romanzo che avvolge il lettore e lo fa scivolare in un viaggio in uno
degli scenari italiani più belli: le Langhe con i suoi vigneti, i prodotti
delle sue colline, i borghi ed i suoi personaggi che ne costituiscono essi
stessi la vera essenza. I passi della protagonista Matilde, di Edoardo e di
tutti gli altri personaggi, intrecciati come i rami di una vite, si mescolano
ai loro ricordi e si fanno via via più rapidi ed incalzanti insieme ai battiti
dei loro cuori fino al sorprendente finale, dove affiora dal passato uno
sconvolgente segreto.
LA MIA
RECENSIONE
Dopo 6
anni passati in Inghilterra, la brusca fine della sua relazione con Richard la
fa scappare a casa, in Piemonte, dove ritrova la nonna e l’amico, nonché ex
fidanzato, che l’aveva lasciata prima della sua partenza.
Non
per essere cattivi ma dopo 35 pagine l’autrice sta ancora a soffermarsi sulla descrizione del
paesaggio, delle nocciole, dei formaggi, dei vini… Potrebbe anche essere
interessante, se si limitasse a poche frasi, ma così sembra più una
guida turistica, un tentativo di far breccia nelle persone legate a questi
luoghi. A me, che ho sempre odiato le descrizioni, infastidisce parecchio e
continuo a chiedermi quando finalmente si entrerà nel vivo della storia.
Diciamo
che la trama non brilla di originalità, anche se la storia tra Matilde e
Edoardo è molto romantica e piacevole. Il ritorno in scena di Richard pensavo
fosse un po’ più agguerrito. Invece si limita a un’offerta e poi non si fa più
sentire.
Un
particolare che ho trovato estremamente fastidioso è che nei dialoghi si
chiamano sempre per nome. Quasi ogni volta la frase comincia con il nome della
persona con il quale sta parlando l’interlocutore. Va bene che ogni tanto serve
a far capire chi sta parlando, ma così diventa pesante.
Quello
che dovrebbe essere il colpo di scena è una delle cose che meno sopporto in una
storia d’amore, quello che ti fa inorridire al pensiero. Spero che poi nel
secondo volume la storia prenda una piega diversa, come ho visto in altre
saghe. (A dire il vero, penso che tutti sappiamo che sarà così).
Il
finale, però, è la cosa che mi ha lasciata di più con l’amaro in bocca, per il
semplice motivo che non c’è. Sapevo che questo era solo il primo volume e
quindi non mi aspettavo una conclusione, ma nemmeno un “to be continued…” in
piena azione in puro stile telenovela.
Spiace
perché l’autrice ha davvero una gran bella scrittura, il testo è curato e la
storia poteva essere sviluppata meglio.
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