mercoledì 20 marzo 2019

#06 - LA LUNGA MARCIA di Stephen King

LA LUNGA MARCIA
di Stephen King



TRAMA


Dai confini con il Canada, scendendo giù fino a Boston, a piedi, senza soste. Una sfida mortale per cento volontari. Un regolamento implacabile non ammette passi falsi: una caduta, un malore e si viene congedati (leggi: fucilati) all'istante. Eliminati dalla gara come dalla vita da un'organizzazione governativa militare che vigila inesorabilmente su ogni movimento. Chi riesce a sopravvivere a questa maratona maledetta, che massacra la mente molto più del corpo, otterrà il Premio…



LA MIA RECENSIONE


Romanzo molto particolare: quando si dice “svelare la trama poco per volta”. 

Non ci viene presentato un luogo o una situazione particolare come avviene di solito, ma il romanzo parte subito con il dialogo in auto di madre e figlio. Si intuisce che il ragazzo deve partecipare a una gara, una sorta di reality show, ma che è qualcosa di veramente duro. Non ci viene svelato nulla di più.  Andando avanti, conosciamo gli altri concorrenti, uno alla volta. Alcuni addirittura vengono presentati a romanzo già inoltrato. E anche i particolari di questa marcia vengono svelati durante il percorso. Tanto che, dopo numerose pagine, quando scopriamo le regole del gioco, rimaniamo pietrificati.

Il finale mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Avrei voluto sapere di più: cosa ha fatto il vincitore, poi; come stava? Come si è comportato con i suoi familiari?



Un romanzo tutto incentrato sulla corsa: inizia con il via e finisce con il taglio del traguardo. Ma nel mezzo scopriamo il carattere di gran parte dei concorrenti, i loro punti deboli, le loro paure, gli atteggiamenti da sbruffone di alcuni. E, soprattutto, vediamo il pubblico. Quel pubblico che, come oggi aspetta la lite durante i reality, sta lì a guardare e applaudire mentre dei ragazzi corrono per la vita. Da brividi. Ne emerge tutto il disagio della nostra società, nonostante il libro risalga a parecchi anni fa.



Sarebbe perfetto, se non fosse per il fatto che non ho compreso bene il motivo per cui un ragazzo debba decidere di iscriversi a una gara del genere. Ad esempio, anche in “Hunger games” il gioco veniva organizzato per spettacolo, ma i concorrenti venivano estratti a sorte ed erano obbligati a partecipare. Loro ne avrebbero volentieri fatto a meno. Qua invece l’iscrizione è volontaria e, addirittura, si devono superare alcuni test per essere ammessi.  L’autore tenta di spiegare cosa li ha spinti, dicendo magari che si trovavano in situazioni particolari e che poi se ne sono pentiti. Ma, dopo che ti sei iscritto, ci sono i test, l’estrazione tra chi li ha superati e un tempo a disposizione per ritirarti se cambi idea. Non riesco a pensare a qualcuno che arrivi fino alla fine deciso a partecipare. Invece loro ne trovano 100 ogni volta. Davvero poco credibile.



“Talvolta qualcosa ti dice Fallo oppure Non Farlo. Io ubbidisco quasi sempre a quella voce e quando disubbidisco di solito me ne devo pentire” (dall’introduzione di SK).



“Restava intatta l’incrollabile convinzione che Ray Garraty non poteva morire. Gli altri sì, perché erano comparse nel film della sua vita, ma non Ray Garraty, stella del kolossal” Penso che chiunque, se si ferma a riflettere, può riconoscersi in questa frase. È la descrizione perfetta di come ognuno vede la propria vita.



Nessun commento:

Posta un commento