LA ZONA MORTA
di Stephen King
TRAMA
Al risveglio da un
coma durato quattro anni, Johnny scopre di possedere un dono meraviglioso e
nello stesso tempo inquietante: è capace di carpire i segreti della mente, del
passato e del futuro di alcune persone attraverso un semplice contatto, un
tocco. Così, in un giorno d'estate Johnny stringe la mano di un ambizioso uomo
politico e viene a conoscenza di un avvenire talmente incredibile che
unicamente lui può credere vero e, quindi, fermare. Una storia ad alta tensione
targata Stephen King.
LA MIA RECENSIONE
La vita tranquilla e normale di due
insegnanti viene sconvolta da un grave incidente, dopo una sfortunata serie di
coincidenze. Sarah non sta bene e, dopo averla accompagnata a casa, Johnny
decide di tornare con un taxi. Un incidente lo manderà in coma per quattro anni
e mezzo.
Le cose sono cambiate al suo risveglio: sua
madre è diventata una fanatica religiosa e Sarah si è sposata. Ma le novità non
finiscono qua, non impiega molto a rendersi conto che, con un semplice tocco
della mano, riesce a “vedere” particolari della vita di chi viene toccato.
Benedizione o dannazione? Sua madre è
convinta sia un dono di Dio, ma Johnny non la vede allo stesso modo.
Quello che ricordavo, dopo la prima lettura di questo romanzo, era che Johnny si svegliava dal coma con questo potere e lo sfruttava per aiutare la polizia. Un mix tra un supereroe e The mentalist. Invece, pagina dopo pagina, mi sono resa conto che non si trattava affatto di questo.
La parte in ospedale è molto più lunga di
quanto ricordassi e mi piace, lo rende molto più reale e fa abituare tutti
piano piano alla sua abilità.
È stato come leggerlo per la prima volta e
scoprire che Johnny in realtà è una persona fragile e che non meritava di certo
una dannazione del genere. Lo vediamo cercare di affrontare il suo dono, a
volte di sfruttarlo a fin di bene, fino
a quando non viene completamente sopraffatto.
“Mi state
uccidendo. Gente, mi state uccidendo, lasciatemi in pace, non vedete che mi
state uccidendo?”
Non penso
di aver mai letto una scena più drammatica di questa. Dolore, tristezza, pietà,
voglia di riavere la propria vita. La sofferenza di Johnny è anche nostra e fa
star male.
La parte finale annoia un po’. Dopo un
crescendo di interesse alle capacità di Johnny, non si può fare a meno di
tifare per lui quando decide di stringere la mano a Stillson, solo che poi
partono pagine su pagine che descrivono la vita del politico, fin dalla sua
nascita. Tante, troppe, informazioni tutte insieme sono pesanti da recepire.
“È colpa
sua, di quest’uomo! L’ha fatto succedere lui! Gli ha dato fuoco con la sua
mente, come in quel libro Carrie. Assassino!”
Come si fa a non amarlo! Dopo una scena da brividi, il colpo di genio che ha
smorzato i toni, strappandomi una risata.
“Niente ha
successo quanto il successo”
Questa
frase sarebbe da incorniciare.
Sarò paranoica ma ho trovato un mare di
riferimenti a romanzi passati e futuri.
- “Tutto
il malloppo sul 19” - ma allora King è sempre stato ossessionato da questo
numero!
- A un certo punto, parlando delle varie fisse della madre, viene raccontato che secondo una teoria, la fine del mondo era vicina e dieci credenti avevano comprato una fattoria dove attendere il salvatore. Solo a me ricorda “L’ombra dello scorpione”?
- “W.W. Jacobs, la zampa della scimmia. La zampa serviva a formulare e veder realizzati tre desideri, ma il prezzo che si pagava per ognuno dei tre desideri era veramente alto. Una coppia di anziani coniugi aveva desiderato cento sterline e aveva perso il figlio in un incidente di fabbrica e l’indennizzo della fabbrica era stato esattamente di cento sterline. Allora la madre aveva espresso il desiderio che il figlio le venisse restituito e il figlio era venuto, ma prima che lei potesse aprirgli la porta e vedere l’orrore che aveva richiamato dalla tomba, il marito aveva usato il terzo desiderio per rimandare il defunto nel sepolcro.” Allucinante e geniale. Da qui deve essere partita la scintilla per Pet Sematary.
- “Ancora: la domanda. L’aveva scritta in uno dei block notes e ci tornava continuamente. L’aveva scritta a caratteri nitidi, tracciandole attorno un triplo cerchio. La domanda era: se tu potessi salire su una macchina del tempo e ritornare al 1932, uccideresti Hitler?” Ecco il tarlo che potrebbe aver dato origine a 22.11.63
“Lei aveva
cominciato a sentire l’esigenza di arrivare a una sessualità più matura, un
desiderio sorprendentemente mescolato ad altre sensazioni: disgusto di sé e di
Dan” (l’attuale fidanzato), “la sensazione che nessuna sessualità tanto legata
all’umiliazione e al plagio potesse essere effettivamente considerata sana
sessualità e disprezzo per la propria incapacità a porre fine a una relazione
che era soltanto distruttiva.”
Bè, considerato che questa lettura è avvenuta
direttamente dopo il romanzo “After”, la
frase in questione mi ha colpita particolarmente e riassume in poche
righe ciò che contengono di sbagliato tutte quelle storie che vanno tanto di
moda negli ultimi anni.
“Era un
buffone. Proprio per questa sua prerogativa, assieme al programma di
neutralizzare la delinquenza giovanile, l’aveva fatto eleggere a sindaco. Ma la
gente non elegge buffoni per Washington.”
Caro King, aspetta qualche anno e poi ti
ricrederai. Tutte le descrizioni di Greg Stillson sembrano una visione del
futuro. Quando vengono descritti i
comizi sembra davvero di leggere notizie dell’attuale Presidente degli Stati
Uniti. Dopo tanti anni, l’incubo di Johnny/King si è avverato.
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