venerdì 15 gennaio 2021

#10 - GABRIEL'S INFERNO di Sylvain Reynard

 GABRIEL'S INFERNO

di Sylvain Reynard


TRAMA

Gabriel e Julia sono due anime inquiete. Per lui, qualsiasi trasgressione è lecita, qualsiasi donna è una preda. Tuttavia niente è in grado di placare i demoni del suo passato e la felicità è un sogno irrealizzabile. Perché quella del professore universitario di successo - un'indiscussa autorità negli studi danteschi - è solo una maschera dietro la quale si nasconde uno spirito tormentato. Come Dante, anche Gabriel è circondato da una selva di ricordi e di peccati inconfessabili. Per Julia, la vita è sempre stata una strada in salita, segnata dalla perdita delle persone che amava e da una relazione sbagliata. Eppure adesso lei ha l'occasione di ricominciare da capo e di dedicarsi allo studio di Dante sotto la guida del celebre - e temuto -professor Gabriel Emerson. E il loro incontro cambierà tutto. Negli occhi di quell'uomo, profondi e pericolosi come il mare in tempesta, Julia percepisce una disperata richiesta d'aiuto. Negli occhi di quella studentessa, luminosi e puri come quelli di un angelo, Gabriel intravede una promessa di redenzione. Ma lei sarà in grado di guidarlo lungo la "diritta via"? E lui riuscirà a dominare il proprio lato oscuro per abbandonarsi tra le braccia della sua Beatrice?


LA MIA RECENSIONE

Gabriel è un docente universitario, specializzato su Dante e la cultura italiana dell’epoca. Julia è una studentessa che ha preso lo stesso percorso grazie all’incontro, anni prima, con una persona che le ha fatto scoprire la bellezza dell’argomento.

Anche se ancora non lo sa, il professore aveva già incontrato Julia. Lui non la riconosce perché pensava di averla sognata, ma quando scopre che lei è reale ed è lì davanti a lui, diventa un’altra persona.

Il clichè c’è tutto, ma la prima parte della storia è davvero intrigante per lo scontro tra i due e incuriosisce il loro passato, all’inizio solo accennato e poi svelato piano piano. Forse lo scontro è un tantino esagerato: lei non ha il coraggio di parlare e lui sembra un demone per davvero. Fa tanto “la bella e la bestia” (ho perso il conto delle volte in cui lui ringhia). Ho trovato numerosi passaggi che sembrano presi da Twilight (solo dopo ho scoperto che il romanzo è nato come fan fiction della serie, il che spiega molte cose).

La seconda parte mi ha lasciata perplessa e, pagina dopo pagina, ho perso interesse nella lettura. Julia è ossessionata da lui, Gabriel è un po’ schizofrenico e scorbutico, poi quando scopre che è lei la ragazza incontrata anni prima, puf!, improvvisamente lei diventa un’ameba che non sa più ribattere e lui inizia a trattarla come una bambina di due mesi, tutto coccole e tenerezza. Qualcosa non quadra. E, se devo essere sincera, lo preferivo stronzo: era più interessante. Già è diventato di una sdolcinatezza diabetica, se poi si mette anche a fare il geloso, al punto che lei non deve più parlare con nessun altro, siamo a posto. Comincia decisamente a starmi sulle scatole.

Le paranoie sul passato stancano, a lungo andare, perché vengono tirate per le lunghe e le reazioni sono particolarmente esagerate. Julia, ad esempio, si scandalizza per un’esperienza sadomaso di Gabriel, come se questo facesse di lui un pervertito senza speranza e poi, alla rivelazione finale non fa una piega.

Ogni comportamento è portato all’estremo: gesti normalissimi vengono descritti come opere eroiche o demoniache. Lei che si scandalizza per una ex un po’ spinta e lui che parla di quella relazione come se avesse ammazzato una scolaresca. Lui le prepara una torta e lei piange come se le avesse regalato un appartamento. Naturalmente, lui, vedendola emozionarsi, pensa al peggio. Io boh. Vengono descritti come due persone intelligenti: lei è stata ammessa ad Harvard, lui è un docente stimato, ma si comportano come dei dodicenni.

“Vorrei imboccarti”  insieme a “voglio nutrirti”, veramente, non si può sentire! Saranno gesti gentili, ma uccidono il romanticismo in due nanosecondi. Inoltre quanto deve essere imbarazzante? Sarà che dalle mie parti si dice “t’è no da dighel, t’è da daghel!” tradotto: non devi dirglielo, glielo devi dare. Senza cadere nel malizioso, anche un semplice bacio deve arrivare nel momento giusto, con spontaneità. Anche quando in un film sento la domanda “ti posso baciare?” a me cadono le braccia, il momento si è guastato.

Arriviamo al finale. Lui sta preparando tutto per la grande notte. E, manco a dirlo, è tutto esagerato.

Quello che vuole lei conta meno di zero: lui è l’esperto e sa di cosa ha bisogno. A me sta cosa manda in bestia. Se poi lei tenta di essere gentile e rifiutare un regalo perché, come al solito, è esagerato, lui si offende e le dice che se rifiuta lo ferisce. Questa è violenza psicologica bella e buona! E lui la usa spesso.

La scena finale è talmente tirata per le lunghe che avevano ancora i vestiti addosso, quando ho cominciato ad annoiarmi. Stendiamo un velo pietoso su quello che le dà la mattina dopo, manco avesse subito un intervento chirurgico.

La trama prometteva bene, la scrittura è buona, ma l’esagerazione dei comportamenti dei protagonisti e le numerose pagine che potevano essere eliminate hanno guastato la lettura. Avevo già preso anche i successivi due libri, ma non ho la minima voglia di iniziarli.

 

“Il professore aveva formulato mentalmente un decreto legge per la sterilizzazione dei genitori inadeguati” – D’accordissimo!

“Perché non credere che talvolta – anche soltanto una – il silenzio possa sconfiggere il male, lasciando le persone con l’eco delle loro cattiverie nelle orecchie, senza aggiungerne altre a distrarle” Sempre pensato anche io. Le persone cattive vanno ignorate perché se provi a ribattere, ti sotterrano con le loro urla. Molto meglio lasciarli soli e ignorati, così possono pensare.

“Le cose che diceva erano molto peggio… mi trattava molto meglio di mia madre, tutto considerato. Anche se a volte avrei preferito un pugno. Potevo sopportare la violenza fisica, era solo questione di stringere i denti e aspettare che passasse. Molto peggio sentirmi ripetere continuamente che ero frigida, e non valevo niente… Almeno se mi avesse picchiata avrei potuto dirlo a mio padre. Mostrargli i lividi, convincerlo a credermi.” Ogni tanto arrivano queste perle che ti fanno riflettere.





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