GABRIEL'S INFERNO
di Sylvain Reynard
TRAMA
Gabriel e Julia sono due anime inquiete. Per
lui, qualsiasi trasgressione è lecita, qualsiasi donna è una preda. Tuttavia
niente è in grado di placare i demoni del suo passato e la felicità è un sogno
irrealizzabile. Perché quella del professore universitario di successo -
un'indiscussa autorità negli studi danteschi - è solo una maschera dietro la
quale si nasconde uno spirito tormentato. Come Dante, anche Gabriel è
circondato da una selva di ricordi e di peccati inconfessabili. Per Julia, la vita
è sempre stata una strada in salita, segnata dalla perdita delle persone che
amava e da una relazione sbagliata. Eppure adesso lei ha l'occasione di
ricominciare da capo e di dedicarsi allo studio di Dante sotto la guida del
celebre - e temuto -professor Gabriel Emerson. E il loro incontro cambierà
tutto. Negli occhi di quell'uomo, profondi e pericolosi come il mare in
tempesta, Julia percepisce una disperata richiesta d'aiuto. Negli occhi di
quella studentessa, luminosi e puri come quelli di un angelo, Gabriel intravede
una promessa di redenzione. Ma lei sarà in grado di guidarlo lungo la
"diritta via"? E lui riuscirà a dominare il proprio lato oscuro per
abbandonarsi tra le braccia della sua Beatrice?
LA MIA RECENSIONE
Gabriel è un docente universitario,
specializzato su Dante e la cultura italiana dell’epoca. Julia è una
studentessa che ha preso lo stesso percorso grazie all’incontro, anni prima,
con una persona che le ha fatto scoprire la bellezza dell’argomento.
Anche se ancora non lo sa, il professore
aveva già incontrato Julia. Lui non la riconosce perché pensava di averla
sognata, ma quando scopre che lei è reale ed è lì davanti a lui, diventa
un’altra persona.
Il clichè c’è tutto, ma la prima parte della
storia è davvero intrigante per lo scontro tra i due e incuriosisce il loro
passato, all’inizio solo accennato e poi svelato piano piano. Forse lo scontro
è un tantino esagerato: lei non ha il coraggio di parlare e lui sembra un
demone per davvero. Fa tanto “la bella e la bestia” (ho perso il conto delle
volte in cui lui ringhia). Ho trovato numerosi passaggi che sembrano presi da
Twilight (solo dopo ho scoperto che il romanzo è nato come fan fiction della
serie, il che spiega molte cose).
La seconda parte mi ha lasciata perplessa e,
pagina dopo pagina, ho perso interesse nella lettura. Julia è ossessionata da
lui, Gabriel è un po’ schizofrenico e scorbutico, poi quando scopre che è lei
la ragazza incontrata anni prima, puf!, improvvisamente lei diventa un’ameba
che non sa più ribattere e lui inizia a trattarla come una bambina di due mesi,
tutto coccole e tenerezza. Qualcosa non quadra. E, se devo essere sincera, lo
preferivo stronzo: era più interessante. Già è diventato di una sdolcinatezza
diabetica, se poi si mette anche a fare il geloso, al punto che lei non deve più
parlare con nessun altro, siamo a posto. Comincia decisamente a starmi sulle
scatole.
Le paranoie sul passato stancano, a lungo
andare, perché vengono tirate per le lunghe e le reazioni sono particolarmente
esagerate. Julia, ad esempio, si scandalizza per un’esperienza sadomaso di
Gabriel, come se questo facesse di lui un pervertito senza speranza e poi, alla
rivelazione finale non fa una piega.
Ogni comportamento è portato all’estremo:
gesti normalissimi vengono descritti come opere eroiche o demoniache. Lei che
si scandalizza per una ex un po’ spinta e lui che parla di quella relazione
come se avesse ammazzato una scolaresca. Lui le prepara una torta e lei piange
come se le avesse regalato un appartamento. Naturalmente, lui, vedendola emozionarsi,
pensa al peggio. Io boh. Vengono descritti come due persone intelligenti: lei è
stata ammessa ad Harvard, lui è un docente stimato, ma si comportano come dei
dodicenni.
“Vorrei imboccarti” insieme a “voglio nutrirti”, veramente, non
si può sentire! Saranno gesti gentili, ma uccidono il romanticismo in due
nanosecondi. Inoltre quanto deve essere imbarazzante? Sarà che dalle mie parti
si dice “t’è no da dighel, t’è da daghel!” tradotto: non devi dirglielo, glielo
devi dare. Senza cadere nel malizioso, anche un semplice bacio deve arrivare
nel momento giusto, con spontaneità. Anche quando in un film sento la domanda
“ti posso baciare?” a me cadono le braccia, il momento si è guastato.
Arriviamo al finale. Lui sta preparando tutto
per la grande notte. E, manco a dirlo, è tutto esagerato.
Quello che vuole lei conta meno di zero: lui
è l’esperto e sa di cosa ha bisogno. A me sta cosa manda in bestia. Se poi lei
tenta di essere gentile e rifiutare un regalo perché, come al solito, è
esagerato, lui si offende e le dice che se rifiuta lo ferisce. Questa è
violenza psicologica bella e buona! E lui la usa spesso.
La scena finale è talmente tirata per le
lunghe che avevano ancora i vestiti addosso, quando ho cominciato ad annoiarmi.
Stendiamo un velo pietoso su quello che le dà la mattina dopo, manco avesse
subito un intervento chirurgico.
La trama prometteva bene, la scrittura è
buona, ma l’esagerazione dei comportamenti dei protagonisti e le numerose
pagine che potevano essere eliminate hanno guastato la lettura. Avevo già preso
anche i successivi due libri, ma non ho la minima voglia di iniziarli.
“Il
professore aveva formulato mentalmente un decreto legge per la sterilizzazione
dei genitori inadeguati” –
D’accordissimo!
“Perché non
credere che talvolta – anche soltanto una – il silenzio possa sconfiggere il
male, lasciando le persone con l’eco delle loro cattiverie nelle orecchie,
senza aggiungerne altre a distrarle” Sempre
pensato anche io. Le persone cattive vanno ignorate perché se provi a
ribattere, ti sotterrano con le loro urla. Molto meglio lasciarli soli e
ignorati, così possono pensare.
“Le cose che
diceva erano molto peggio… mi trattava molto meglio di mia madre, tutto considerato.
Anche se a volte avrei preferito un pugno. Potevo sopportare la violenza
fisica, era solo questione di stringere i denti e aspettare che passasse. Molto
peggio sentirmi ripetere continuamente che ero frigida, e non valevo niente…
Almeno se mi avesse picchiata avrei potuto dirlo a mio padre. Mostrargli i
lividi, convincerlo a credermi.” Ogni tanto
arrivano queste perle che ti fanno riflettere.
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