Il Tossico Indipendente
INFORMAZIONI dal sito "Scatole Parlanti"
“La luce fa riflettere” è un urlo silenzioso, liberato durante la pandemia da una mente già in guerra con sé stessa. Questo thriller psicologico si svolge essenzialmente con la presenza di un solo protagonista, eternamente combattuto tra l’amore per due donne e supportato man mano dai fantasmi del suo passato. Diego è un uomo sui quarant’anni, distrutto da errati e reiterati atteggiamenti familiari, che lo hanno reso dipendente da farmaci e da svariate sostanze psicotrope. Rimasto solo durante la pandemia, ripercorre i tratti essenziali della sua vita, alla ricerca del vero significato di quella lacerante solitudine.
L’autore:
IL “TOSSICO” INDIPENDENTE è uno scrittore, che per molti anni è stato un autore musicale e un cantautore con ben tre dischi all’attivo. Laureatosi in Design e Comunicazione nel 2007, ha lavorato nel campo del marketing per oltre quindici anni, dedicandosi parallelamente alla scrittura di testi autorali e di racconti brevi. Il romanzo “La luce fa riflettere” rappresenta il suo debutto vero e proprio nel mondo dell’editoria italiana.
LA MIA RECENSIONE
Che sorpresa.
Aspettandomi un thriller psicologico nel vero senso della parola, ho iniziato la lettura senza riuscire a capire cosa stesse succedendo. Quando sono entrata nel focus, ho deciso di cominciare da capo la lettura per gustarmela meglio. È stata une vera e propria sorpresa.
Se all’inizio sembra di assistere a una “semplice” introspezione (dove il protagonista parla di se stesso e dei suoi problemi), piano piano, parola dopo parola, fatto dopo fatto, ci si ritrova catapultati nel suo mondo.
Un mondo che ora è racchiuso fra quattro mura, lasciando Diego solo con se stesso.
Tra pensieri profondi e altri che strappano una risata (facendoti sentire in colpa perché, dopotutto, cosa c’è da ridere, in una situazione del genere?) ora deve affrontare i suoi demoni, i ricordi, la consapevolezza di aver preso decisioni sbagliate e, soprattutto, la coscienza, che prende sembianze umane e con la quale c’è un dialogo talmente realistico da disorientarti.
Tutto questo, non a caso, coincide con l’inizio del lockdown: periodo che ha fatto vacillare anche le persone più equilibrate.
“A preoccuparmi erano soprattutto le voci dei ricoveri, e il bollettino delle vittime ripetuto a mo’ di mantra, almeno tre volte al giorno” – a chi lo dici, non ne potevo più: una cosa estenuante. Avrei voluto tornare indietro negli anni, quando all’ora del tg me ne andavo in camera a guardare Kiss me Licia senza problemi per la testa.
Il protagonista è una persona profonda, che a volte se ne esce con dei pensieri che ti fanno riflettere e annuire, perché ti ritrovi a pensarla esattamente come lui, e poi ti spiazza, passando da un pensiero filosofico al fatto che sia finito il latte. Ti fa sentire come se avessi appena ricevuto uno schiaffo in faccia e non puoi fare a meno di sorridere.
Diego alterna momenti del presente a ricordi del passato, e da questi capiamo bene la sua situazione, ne entriamo quasi in sintonia.
La cosa bella dei tanti flashback è che, diversamente da altri romanzi (in cui anche se servono a capire il contesto, risultano spesso noiosi e si percepisce uno stacco netto tra passato e presente) qua ci si ritrova immersi nel passato per poi tornare al presente senza preavviso e non ci si rende quasi conto del passaggio, come se si stesse vivendo davvero la storia del protagonista. Trovo straordinaria questa capacità dell’autore.
Credo sia la prima volta che leggo un romanzo del genere e ne sono rimasta piacevolmente impressionata. Ti costringe a riflettere sui tanti problemi che possono avere le persone; se poi penso a quelle che, come Diego, nel periodo di lockdown sono rimaste sole, mi si stringe il cuore.
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