A OGNI COSTO
di Brenna Aubrey
TRAMA
Quando Mia Strong, una popolare blogger di
videogiochi, mette all’asta la sua verginità online, sa che creerà scompiglio.
Ma non ha nessuna intenzione di avere una storia d’amore. Le sue regole sono
incise nel marmo: una notte. Nessun ulteriore contatto.
È un passo disperato, ma è l’unico modo in
cui potrà frequentare la facoltà di medicina e pagare le crescenti spese
ospedaliere di sua madre.
Adam Drake, l’enigmatico vincitore, è un
genio del software che ha fatto i suoi primi milioni a diciassette anni. Ora, a
ventisei anni, è sexy, motivato e… come amministratore delegato della sua
società di videogiochi, è abituato a fissare lui le regole. Prima che Mia possa
rendersi conto di quello che sta succedendo, Adam trova le scappatoie nelle
clausole del contratto dell’asta. Ogni condizione che lei ha posto per proteggere
il proprio cuore viene gettata alle ortiche.
Non riesce a capire se lui sta giocando con
lei… o se fa sul serio.
LA MIA RECENSIONE
Mia è una blogger di video game con grossi
problemi economici e l’unica cosa che può vendere, per racimolare qualcosa, è
la sua verginità. Decide così di organizzare un’asta e il miglior offerente
vincerà una notte con lei. Tutto sembra procedere come avevano stabilito, ma il
ragazzo che si è aggiudicato il premio non la pensa così.
Anche se l’idea di mettere all’asta la
propria verginità mi fa storcere il naso, l’autrice è riuscita, nella prima
parte del romanzo, a farmi andare a genio tutta la questione. Mia è divertente
e Adam (il vincitore dell’asta) non sembra il classico miliardario stronzo.
Però… e c’è sempre un però… la storia viene tirata per le lunghe e i due
continuano a rimandare l’atto con reazioni a dir poco fastidiose.
Lei è una bambina capricciosa che non vuole
ammettere le proprie debolezze e, per giustificarsi, continua a dare la colpa
agli altri. Lui non è da meno: se non ottiene quello che vuole (che sia una risposta o una
reazione) mette il broncio. Ma che cavolo, siete adulti, lui è praticamente un
genio/imprenditore dell’elettronica, parlare no?
La cosa più fastidiosa poi sono i presunti
colpi di scena. L’autrice ha queste cartucce da sparare che però il lettore ha
già intuito dalle prime pagine. Così leggiamo della protagonista che si fa un
sacco di domande cercando di capire, fino a portarci a questo colpo di scena e
noi siamo lì a insultarla: “ma sei tarda!”
In conclusione, l’idea è carina ma realizzata
davvero male. Un racconto, con un quarto delle pagine di questo romanzo, sarebbe
stato più ad effetto, a mio parere. La cosa divertente è che invece ci sono
altri romanzi che continuano la saga. Mi vengono i brividi solo a pensarci.
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